[Gfoss] Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Andrea Peri aperi2007 a gmail.com
Gio 4 Apr 2013 21:05:54 CEST


Questo è proprio uno dei casi che io immaginavo quando dibattevo con
GioHappy.
Ovvero se prendi un determinato dato della PA che è buono, ma non contiene
una interpretazione del suolo.
Ad esso ci aggiungi di tuo una interpretazione del suolo .

(Parlo di una tua iniziativa e non di una cosa legata a una committenza
pubblica esplicita.)

Come si diceva appare ragionevole che tu possa valorizzare il frutto del
tuo lavoro e della tua competenza.

Il che pero' non dovrebbe (secondo la mia opinione) significare che te puoi
far questo lavoro come fosse un qualcosa di nuovo e mai esistito prima,
perche' è comunque tratto da un qualcosa che altri hanno pagato e che senza
di esso il tuo dataset non sarebbe mai potuto esistere.
Ma, ragionevolmente ti fai pagare per il tuo apporto in base al valore che
puo' avere.

Qui a mio modo di vedere si potrebbero aprire tre differenti strade tutte e
tre abbastanza ragionevoli secondo me.
In maniera che puoi decidere quale seguire:

La prima e' tenerti tutto per te e esserne l'unico beneficiario.
La seconda è farlo ricircolare con le medesime condizioni del dato di
partenza (ovvero gratuitamente senza scopo di lucro) e far pagare il
surplus che ci hai messo te (solo quello) a chi ne volesse fare un uso
profittevole.
La terza pagare un fees ragionevole alla PA e cosi' acquisire il diritto di
non doverlo far circolare gratuitamente anche per scopi non di lucro e
farlo pagare fior di bigliettoni a chi lo vuole acquisire.

Il poter scegliere quale opzione seguire a posteriori è di per se' un
enorme vantaggio,
perche' permette di scegliersi quando conviene una strada e quando conviene
l'altra.




Il giorno 04 aprile 2013 20:09, Luca Mandolesi <mandoluca a gmail.com> ha
scritto:

> Ciao Stefano, si si, mi sono solo fermato al primo gradino, ma l'esempio
> vale anche andando più giù, ovviamente. Fosse per me quello che vedo è
> interpretazione della realtà mia ed essendo in contesto pubblico,
> automaticamente dovrebbe essere pubblico, quindi dovrebbe essere possibile
> pubblicarlo come dato aperto senza intermediari.ì ed aperto dovrebbe
> rimanere.
>
> Quello che nn capisco è se il dato dedotto sia sempre del ministero oppure
> no. Che l'informazione strato possa essere del ministero mi va bene, ma se
> deduco che quello è un campo agricolo oppure un cortile di una casa credo
> sia solo di chi interpreta e tutto quello che vorrà pubblicare lo potrà
> fare ma sempre in forma aperta (salvo il creare situazioni di pericolo,
> furti ecc., diciamo a scavo finito)
>
> Le schede del ministero arrivano solo ad un certo livello. Ci sono livelli
> di documentazione che faccio senza che mi venga richiesto. Un esempio, il
> GIS! Anzi, ti becchi pure le accuse di detenere illegalmente sul server
> dati ministeriali. Quindi?
>
> Credo che simili cose possano accadere in ambiti diversi dall'archeologia.
>
> Esempio:fFoto aeree. Se faccio la georeferenziazione delle foto aeree per
> una PA il dato è loro, ma se interpreto qualcosa come anomalia il dato di
> chi è?
> Magari per qualcunaltro quella è solo una riga a terra...
> Quindi il dato qual'è?
>
> Anche in un articolo dell'archeofoss 2009 si dice che i dati raccolti e
> ancor di più le deduzioni non possono avere una proprietà esclusiva.
>
> E' per questo che io non riesco più a seguire il discorso. Francamente,
> cosa sia un dato, mi resta ancora un mistero.
>
> Spero di essere l'ultimo di questa lunghissima serie di post!
>
> Ciao e a presto!
>
> Luca
>
>
> 2013/4/4 Stefano Costa <steko a iosa.it>
>
>> Il 04/04/2013 19:12, Luca Mandolesi ha scritto:
>> >
>> > Situazione: la raccolta dati la paga il privato, la loro organizzazione
>> > digitale e cartacea la organizza la ditta privata, il Ministero risulta
>> > essere l'unico proprietario del materiale.
>>
>> IN TEORIA la raccolta dati è pagata come parte del lavoro che ti è stato
>> affidato.
>>
>> IN TEORIA i dati sono redatti in base a standard ministeriali uguali per
>> tutti.
>>
>> È sapere comune che in pratica queste due teorie siano largamente
>> disattese ed è un grave problema. Purtroppo la pratica e l'abitudine in
>> questo settore sono schiaccianti rispetto alle norme generali.
>>
>> > Domanda: io non capisco bene cosa sono i dati. I dati di raccolta sono
>> > veramente di "proprietà" unica del Ministero? I dati derivati, leggete
>> > le mie interpretazioni mentre scavo, le posso divulgare perchè mie, o
>> > essendo chiuso il dato di partenza anche il dato dedotto (che può essere
>> > nero o bianco a seconda del proprio intelletto) è chiuso?
>> >
>> > Sembrano sciocchezze, ma per una progettazione del territorio e dei dati
>> > geografici la divulgazione della parte archeologica è fondamentale.
>>
>> Non sono sciocchezze, tutt'altro. Non penso che restringere la domanda
>> al solo ambito archeologico aiuti a risolvere il problema. Sono vari
>> anni che ci giriamo intorno, chiamandolo anche con vari nomi (proprietà
>> intellettuale, diritti dei produttori di dati, etc) e non mi sembra che
>> ci siano stati tentativi di soluzione convincenti.
>>
>> Faccio un esempio collegato ma forse controintuitivamente provocatorio.
>> Alcuni anni fa ho lavorato a contratto per una ditta che doveva
>> consegnare la documentazione di uno scavo alla soprintendenza. Il mio
>> lavoro consisteva nella digitalizzazione, livello di attività
>> intellettuale zero (o forse è meglio dire "creatività", visto che
>> comunque per digitalizzare era necessaria una preparazione di settore).
>> Io ho consegnato il mio lavoro alla ditta. La ditta l'avrà poi
>> consegnata alla soprintendenza. Questi sono "dati", indipendentemente
>> dal fatto che siano cartacei o digitali, secondo me. Tu vuoi sapere
>> quale è la posizione della ditta nei confronti della soprintendenza, ma
>> a me interessa anche sapere la posizione del lavoratore nei confronti
>> della ditta. Se siamo in un regime di committenza, la piramide funziona
>> a tutti i livelli. Che ne dite?
>>
>> Ciao
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