[Gfoss] [nexa] Creative Commons 3.0, arrivano le licenze italiane

Maurizio Napolitano napo a fbk.eu
Sab 25 Giu 2011 15:37:21 CEST


Giro questa email dalla ML del centro NEXA (chiedo scusa per eventuale 
cross posting).
Interessante sapere che siamo il terzo paese al mondo ad usare le CC, 
meno interessante vedere che il modello di licenza piu' usato e' quello 
piu' restrittivo (no opere derivate, no sfruttamento commericiale).
A chi e' interessato al tema opendata consiglio la lettura riguardo il 
diritto sui generis
questo il pezzo piu' "saliente"

Le licenze CC 3.0 europee sono dunque caratterizzate dalla completa 
rinuncia a far valere il diritto sui generis sulle banche dati: resta 
comunque tutelato il diritto d'autore per quel che riguarda la struttura 
della banca dati, assieme ad altre caratteristiche “espressive” della 
stessa. Ma è garantito il libero utilizzo dei fatti e delle informazioni 
contenute nella banca dati.



-------- Messaggio originale --------
Oggetto: 	[nexa] Creative Commons 3.0, arrivano le licenze italiane
Data: 	Sat, 25 Jun 2011 09:20:53 +0200
Mittente: 	Giuseppe Futia <giuseppe.futia a polito.it>
A: 	<nexa a server-nexa.polito.it>



   Creative Commons 3.0, arrivano le licenze italiane


     Torino, 25 giugno 2011
     http://creativecommons.it/3.0

     Le /Creative Commons Public Licenses/
     <http://www.creativecommons.it/Licenze> sono delle licenze di
     diritto d'autore che si basano sul principio "alcuni diritti
     riservati". Le licenze Creative Commons (CC) rendono semplice per il
     titolare dei diritti segnalare in modo chiaro che la riproduzione,
     la diffusione e la circolazione della propria opera è esplicitamente
     permessa, indicando eventualmente a quali condizioni (es. solo per
     uso non commerciale). La legge italiana sul diritto d'autore - così
     come le corrispondenti normative nazionali e internazionali -
     riconosce automaticamente al creatore di un'opera dell'ingegno una
     serie di diritti e permette al titolare di tali diritti di disporne.
     L'obiettivo principale delle licenze CC è dunque quello di evitare i
     problemi che le attuali leggi sul copyright e l'approccio "tutti i
     diritti riservati" creano per la *diffusione* e la *condivisione*
     delle informazioni, associando fin da subito ad un'opera una serie
     di facoltà, che l'autore concede ai fruitori rispondendo a semplici
     domande <http://creativecommons.org/choose/?lang=it>.

     Oltre a milioni di utenti della Rete, importanti realtà del panorama
     editoriale italiano hanno deciso di diffondere i propri contenuti
     sotto licenza CC. Il quotidiano torinese /*La Stampa*/*//*, dopo la
     scelta di pubblicare gli inserti
     <http://www.creativecommons.it/node/498> /TuttoScienze/,
     /TuttoLibri/ e /TuttoSoldi/ sotto licenza CC BY-NC-ND2.5, alla fine
     dello scorso annoha rilasciato il proprio archivio storico
     <http://www3.lastampa.it/archivio-storico/> con la medesima licenza.
     La stessa soluzione è stata adottata da */Il Fatto Quotidiano
     /*/**/per la pubblicazione delle proprie notizie e dal settimanale
     /*Internazionale */che sfrutta le licenze CC 3.0 unported
     <http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/>. Anche le
     pubbliche amministrazioni, sull'onda del movimento Open Data
     <http://en.wikipedia.org/wiki/Open_data>, cominciano a diffondere
     l'immensa quantità di dati a loro disposizione utilizzando licenze
     CC: il portale dati.piemonte.it <http://dati.piemonte.it/> mette a
     disposizione le informazioni prodotte dalla *Regione Piemonte* con
     licenza CC0, che equivale a "nessun diritto riservato", o CC BY 2.5,
     che prevede soltanto l'attribuzione della paternità dei contenuti,
     lasciando agli utenti una notevole libertà d'azione e riutilizzo
     (anche commerciale).

     Secondo i dati diffusi dal progetto CC Monitor
     <http://monitor.creativecommons.org/Main_Page>, attualmente
     *l'Italia <http://monitor.creativecommons.org/Italy> si trova al
     terzo posto per numero assoluto di licenze adottate (più di
     5.500.000)*, alle spalle di Stati Uniti
     <http://monitor.creativecommons.org/United_States> e Spagna
     <http://monitor.creativecommons.org/Spain>. Tuttavia, il 43% di
     queste licenze risulta essere del tipo più restrittivo (CC BY-NC-ND
     <http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/>), una
     percentuale che ci colloca al trentottesimo posto su cinquantadue
     Paesi monitorati per "libertà" delle licenze.


     Elementi di novità

     Le licenze CC 3.0 in versione italiana - oltre alla *traduzione
     nella nostra lingua* - comprendono specifici *adattamenti al nostro
     sistema giuridico*, nonché alcune novità come la menzione del
     diritto di noleggio e prestito di copie dell’opera. In generale, le
     revisioni introdotte dalla versione 3.0 hanno determinato un
     processo di *armonizzazione* attraverso cui *uniformare le soluzioni
     adottate a livello internazionale*. Sul tema dei diritti morali e
     della gestione collettiva, in realtà, il gruppo di ricerca italiano
     aveva percorso i tempi, dettagliando questi aspetti già nella
     versione 2.5 delle licenze. La nuova versione introduce utili
     chiarimenti, rendendo le licenze *ancora più chiare e legalmente
     "robuste"*.


     Opere derivate e attribuzione

     Un chiarimento importante è legato al tema della creazione di opere
     basate su lavori dati in licenza. La versione 3.0 sancisce che *il
     linguaggio utilizzato dal creatore di un'opera derivata non deve in
     alcun modo suggerire avvallo o sponsorizzazione dell'autore
     originario*: questo elemento rende ancor più facile preservare il
     prestigio e la reputazione degli autori stessi. Non a caso, le
     modifiche in questione sono state concordate anche con il
     prestigioso */MIT/*, che usa le licenze CC per la sua iniziativa
     OpenCourseWare <http://ocw.mit.edu/>.


     Compatibilità delle licenze

     Un ulteriore elemento di novità è legato all'introduzione di licenze
     compatibili, in particolare nel caso della licenza BY-SA
     (/Attribution Share Alike/): gli sviluppi in questa direzione hanno
     consentito l'*uso delle licenze Creative Commons in Wikipedia*,
     nella quale la compatibilità è andata dalla licenza GNU FDL
     <http://it.wikipedia.org/wiki/GNU_Free_Documentation_License> alla
     CC BY-SA <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/it/>. Per
     ora, non sono state individuate licenze pienamente compatibili con
     CC BY-SA 3.0, tuttavia la scelta di aprire alla possibilità di
     individuare licenze compatibili è strategica. In particolare, CC
     intende offrire agli utenti delle community online la possibilità di
     mescolare a piacimento i loro contenuti e sono in corso discussioni
     con varie organizzazioni, che hanno sviluppato licenze "share alike"
     per settori specifici (es. banche dati).


      Rinuncia al diritto sui generis sulle banche dati

     In Europa le licenze CC devono confrontarsi con il cosiddetto
     diritto "sui generis" sulle banche dati. Quest'ultimo, a differenza
     del diritto d'autore, finisce per *proteggere il contenuto* dei
     database e per questa ragione si tratta di una norma insidiosa,
     specie in ambiti come la ricerca scientifica. Creative Commons
     Science <http://www.creativecommons.it/ScienceCommons> ha
     sottolineato come l'esistenza di tale diritto su opere scientifiche
     contenenti banche dati e rilasciate sotto licenza CC rischiasse di
     vanificare completamente le finalità della licenza stessa in ambito
     europeo.*Le licenze CC 3.0 europee sono dunque caratterizzate dalla
     completa rinuncia a far valere il diritto sui generis sulle banche
     dati*: resta comunque tutelato il diritto d'autore per quel che
     riguarda la struttura della banca dati, assieme ad altre
     caratteristiche “espressive” della stessa. Ma è garantito il libero
     utilizzo dei fatti e delle informazioni contenute nella banca dati.

     Riccardo Luna, già direttore di */Wired/*, magazine di tecnologia e
     innovazione che utilizza per la sua versione online le lincenze 3.0
     unported, sostiene
 
<http://mag.wired.it/rivista/storie/se-il-web-e-morto-il-copyright-cos-e.html>
     che le restrizioni del copyright attuale «*danneggiano la
     circolazione delle idee e della conoscenza* e limitano la
     possibilità degli autori di farsi conoscere». A questo proposito, lo
     stesso Luna riporta le parole del giornalista e scrittore Cory
     Doctorow, che afferma: «Il mio problema non è essere copiato, è
     essere ignorato».


     Che cosa è Creative Commons?

     Creative Commons <http://creativecommons.org/> è un'organizzazione
     no-profit fondata nel 2001 da Lawrence Lessig
     <http://www.lessig.org/info/bio/> con sede a San Francisco, che
     sviluppa, supporta e sovrintende alle infrastrutture tecniche e
     giuridiche in grado di massimizzare la creatività, la condivisione e
     l'innovazione, in particolare online. Per favorire il ricorso
     creativo a opere di ingegno altrui, nel pieno rispetto delle leggi
     esistenti, Creative Commons offre diverse articolazioni dei diritti
     d'autore per artisti, giornalisti, docenti, istituzioni e, in
     genere, creatori che desiderino condividere in maniera ampia le
     proprie opere. Diventa così possibile, senza essere esperti
     giuristi, adottare un modello "alcuni diritti riservati",
     contrapposto alla rigida protezione "tutti i diritti riservati"
     offerta automaticamente dal diritto d'autore. L'attuale CEO di
     Creative Commons è Catherine Casserly
     <https://creativecommons.org/about/people#catherinecasserly>.****


      Che cosa è Creative Commons Italia?

     Creative Commons Italia <http://www.creativecommons.it/> (CCIT) è il
     gruppo di lavoro italiano affiliato a Creative Commons e parte del
     progetto CC Affiliate Network
     <http://wiki.creativecommons.org/CC_Affiliate_Network>. Il gruppo di
     lavoro volontario è formato da giuristi, tecnologi ed altri esperti,
     che sin dal 2003 si occupano della traduzione italiana delle licenze
     Creative Commons e soprattutto del loro adattamento al sistema
     giuridico nazionale. Il gruppo di lavoro è coordinato dal Centro
     NEXA su Internet & Società <http://nexa.polito.it/> del Politecnico
     di Torino, che ospita e gestisce anche il sito
     <http://www.creativecommons.it/> e le mailing list
     <http://www.creativecommons.it/Liste> di CCIT. Con il supporto della
     community dei "commoners" italiani, il Centro NEXA organizza anche
     iniziative di divulgazione e socializzazione, come gli incontri CCIT
     <http://creativecommons.it/eventi> ed i Creative Commons Party
     <http://creativecommons.it/ccparty10>.


     Che cosa è il Centro NEXA su Internet & Società?

     Il Centro NEXA su Internet & Società <http://nexa.polito.it/> del
     Politecnico di Torino** nasce a partire dalle attività di un gruppo
     di lavoro multidisciplinare – tecnico, giuridico ed economico –
     formatosi a Torino nel 2003 e che da allora ha concepito, progettato
     e realizzato diverse iniziative in ambito Internet: Creative Commons
     Italia <http://creativecommons.it/> (2003-presente), CyberLaw Torino
     <http://cyberlaw.ieiit.cnr.it/> (2004), Harvard Internet Law Program
     Torino <http://ilaw.ieiit.cnr.it/> (2005), SeLiLi
     <http://selili.polito.it/> il servizio licenze libere per creatori e
     programmatori (2006-presente), COMMUNIA
     <http://communia-project.eu/>, la rete tematica europea sul pubblico
     dominio digitale finanziata dall'Unione Europea (2007-2011) e LAPSI
     <http://lapsi-project.eu/>, la rete tematica europea sulle
     informazioni del settore pubblico, anch'essa finanziata dall'Unione
     Europea (2010-2012).




*Ufficio Stampa Centro NEXA:*
Giuseppe Futia

NEXA Center for Internet & Society
Politecnico di Torino
Dipartimento di Automatica e Informatica

Tel. +39 333 1103017
http://creativecommons.it/contact <http://creativecommons.it/contact>



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