[Gfoss] Geomedia "Perche i dati geografici non possono essere liberi"

GEOgrafica geografica a alice.it
Mer 13 Lug 2011 09:29:28 CEST


Ciao a tutti,
ringrazio molto per la segnalazione dell'articolo, della risposta di Napolitano (che trovo estremamente acuta, pertinente ed efficace) e dei commenti succedutesi. Come ho gia' avuto modo di dire alcune volte qui in ML, io non sono un "GFOSSaro" puro, soprattutto per quanto concerne il SOFTWARE, poiche' la mia visione, diciamo cosi', "ideologica", non coincide con alcune delle premesse di  GFOSS (relativamente a software libero e software proprietario). Ne consegue che non sempre sono d'accordo con alcuni temi che leggo qui, ma in generale ritengo molto utile il ragionarci sopra, e questo e' un  classico esempio. 

Sul tema della liberazione dei DATI, devo dire di essere in sintonia completa con quanto scritto da Napolitano e francamente pure io sono sbigottito dall'articolo del prof. Carlucci.

Quoto in particolare questo commento di Roberto Facoetti:

Il giorno 12/lug/2011, alle ore 22.00, Roberto Facoetti ha scritto:

> ciao a tutti,
> 
> ho letto l'articolo e, da funzionario pubblico, trovo davvero "incredibile" la frase "per lo stato e l'amministrazione pubblica sarebbe una perdita non giustificata" la distribuzione gratuita del dato geografico. Forse, il professore si dimentica che lo stato e l'amministrazione pubblica non sono s.p.a, ma funzionano con le tasse di tutti.

Secondo me il busillis e' qui, ed e' un discorso prettamente "politico", ovvero di concezione di servizio pubblico e come deve funzionare il servizio pubblico. Nell'articolo di Carlucci identifico esattamente una concezione di tipo "privatistico", (privatistico pero' all'italiana!) dove un servizio pubblico non e' finalizzato a quanto la definizione dice, ovvero dare un servizio, bensi a produrre una entrata economica, probabilmente per pagare eventuali buchi di altri settori. Per parte mia, come cittadino che paga le tasse, e come professionista che lavora nel settore, e trae reddito dalle sue competenze, non posso accettare che, per principio, l'Ente pubblico, pagato con soldi pubblici per produrre servizi per la collettivita', poi li "venda" alla collettivita' (che li ha gia' pagati e dovrebbe beneficiarli) ponendosi addirittura come competitor di aziende private. Magari si potranno fare distinizioni piu' sottili ma e' proprio l'impostazione di base che non mi vede d'accordo.

> Quindi sarebbe, per quel che mi riguarda, un obbligo rendere pubblico e libero un dato (geografico o no), pagato dalle tasse di tutti.
Quoto.


> La cosa che mi "preoccupa" è che certe spinte vengano dalle università, cioè da quelle istituzioni (in italia per fortuna ancora per la maggior parte pubbliche) che dovrebbero distribuire il più possibile la conoscenza, non farsi pagare. Mi viene il dubbio che tutto questo sia il risultato di una riforma che rende le università degli enti assetati di fondi, per cui l'assicurarsi una "commessa pubblica" sia il modo per tirare avanti

Verissimo, questo discorso fa il paio con quello che dicevo sopra, e di fatto e' gia' cosi' in maniera eclatante e secondo me del tutto censurabile. 
Penso ad esempio ad Universita' che fanno accordi con fornitori di Hardware (laser scanner - fotorestitutori digitali) per avere le macchine a costi competitivi (.... e non diciamo oltre), e poi mettono ricercatori non formati o comunque in via di formazione a produrre analisi e ricerche di qualita' perlomeno dubbia, da fornire a costi iper-ribassati ad altri enti (es. sovrintendenze, tanto per dire), di fatto mettendosi come competitori del settore privato che su questo settore prova a vivere, tagliando le gambe a chi si propone con competenze acquisite di tasca propria, spendendo fior di quattrini sia nel settore hardware che nella formazione acquisita nel tempo, per garantire la qualita' necessaria, e soprattutto senza avere supporti surrettizi da parte di fondi piu' o meno pubblici.

E' interessante notare come l'idea dell'ente pubblico come Ente che trae profitto dal proprio lavoro, che parrebbe essere un'idea liberista che accetta la competizione del mercato, di fatto in realta' sembra voler imporre una posizione PROTEZIONISTICA, il che e' tutto il contrario del liberismo.

My two cents.

Marco

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