[Gfoss] Geomedia "Perche i dati geografici non possono essere liberi"

a.furieri a lqt.it a.furieri a lqt.it
Mer 13 Lug 2011 09:52:19 CEST


Ghino di Tacco, chi era costui ?

Quelli più grandicelli tra di voi probabilmente si 
ricorderanno vagamente questo nome, visto che era uno 
dei vari pseudonimi che Bettino Craxi amava usare per 
firmare i propri editoriali polemici negli anni '80.

Nella realtà storica invece: pittoresco personaggio, 
un po' leggendario, vissuto verso la fine del '200; 
per metà brigante e per metà signorotto feudale, 
con qualche tratto alla Robin Hood.

Il suo nome è rimasto inciso nelle pagine della storia 
in quanto Signore della Rocca di Radicofani in Val 
d'Orcia, giusto al confine tra la Repubblica Senese 
e lo Stato della Chiesa.

Per chi non fosse pratico della zona: Radicofani incombe 
in posizione dominante su un passaggio obbligato della 
via Cassia Nova. 
Tutti i pellegrini che intendevano recarsi a Roma 
provenendo da Nord dovevano necessariamente transitare 
sotto alla Rocca di Ghino.

Quindi Ghino, avvalendosi dei propri diritti feudali 
e sfruttando la posizione strategica, taglieggiava a 
piacer proprio tutti i malcapitati viandanti e pellegrini: 
e lo faceva con tal sistematica efficienza da meritarsi 
appunto un posto sempiterno nella memoria.

Insomma, Ghino di Tacco è la metafora perfetta di chi 
cerca di sfruttare a proprio vantaggio una rendita di 
posizione qualsivoglia, anche quando questo provoca danni 
ingenti alla collettività nel suo complesso. 
E magari lo fa pretendendo di ammantarsi di un qualche 
simulacro di ragionevole legalità e legittimità.

Molti secoli ci separano da quei tempi bui e cupi. 
Per gran fortuna di noi tutti alla fine ha prevalso 
la libera circolazione delle merci, delle persone 
e soprattutto delle idee, delle conoscenze, delle 
informazioni e della cultura.

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In fondo Ghino di Tacco rappresentava un'anomalia ed 
una degenerazione del sistema feudale (e non a caso è 
rimasto celebre); l'idea di fare pagare un pedaggio 
a tutti quelli che transitavano sopra un determinato 
ponte o strada era allora un modo ragionevole ed 
efficace per finanziare un minimo di manutenzione 
all'interno di un contesto caotico e polverizzato.

Ma il concetto tipicamente "moderno" di finanziare le 
opere pubbliche con i proventi della fiscalità generale 
è un criterio di gran lunga migliore e più efficace: 
perché consente di ottenere una rete stradale più vasta 
ed omogenea, e soprattutto liberamente accessibile per 
tutti senza ostacoli ed impedimenti. 
Eccezione: le autostrade sono "a pedaggio". 
Ma spesso appartengono a concessionari privati, oppure 
sono state finanziate con consistenti apporti di capitali 
di investimento esterni, che ovviamente devono essere 
adeguatamente remunerati.

Si noti bene: nel caso delle banche dati pubbliche invece 
(geografiche o meno che esse siano) i costi di produzione 
e di aggiornamento già oggi cadono per intero sulle spalle 
della fiscalità generale. 
A me personalmente non risulta neppure un singolo caso 
in cui soggetti privati abbiamo partecipato o cofinanziato: 
ma siete liberi di smentirmi.

E peraltro notoriamente "i dati non si logorano", quindi i 
costi iniziali di produzione sono assolutamente e di gran 
lunga prevalenti. 
E' facile dimostrare come gli eventuali costi di distribuzione 
sono sicuramente marginali e praticamente trascurabili.

Quindi l'idea di introdurre a valle un sistema di pubblica 
distribuzione dei dati "a pedaggio" significa creare un 
ibrido mostriciattolo bicefalo dalla più che dubbia efficacia 
economica: assai spesso gli introiti sono del tutto marginali 
ed a malapena ricoprono le spese di gestione degli incassi. 
Ed in qualche modo fa nascere lo spiacevole sospetto che 
in questo modo "paghi 2 e prendi 1".

Ma di sicuro in questo modo si impedisce e si rende 
inutilmente difficoltosa la libera circolazione dei dati 
ed il loro efficace riutilizzo in tutti i contesti possibili 
ed immaginabili. Con ovvio danno per la collettività.

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Tornando al nostro Ghino di Tacco: l'abolizione delle 
asfittiche economie curtensi e municipali, dei dazi e 
delle gabelle, di tutti i mille vincoli, impedimenti, 
barriere, ostacoli e privilegi di origine feudale alla 
fine si è rivelata un'enorme opportunità di crescita e 
di sviluppo per le nostre economie.

Passare da mille piccoli sistemi chiusi e rigidamente 
compartimentati ad un unico grande sistema aperto, 
libero ed ampiamente interconnesso si è rivelato una 
mossa decisamente vincente tanto per lo sviluppo 
economico quanto per quello culturale e sociale.

E se questo si è rivelato vero al vaglio dell'esperienza 
storica in tutti i settori, non si capisce perché mai i 
dati geografici e territoriali dovrebbero rappresentare 
un'eccezione mistica al principio generale.

Alla fine nel passaggio dal sistema feudale al sistema 
“moderno” tutti ci hanno guadagnato: e (quasi**) nessuno 
ci ha scapitato. 
(**ad eccezione di qualche migliaio di nobili francesi 
e russi, ivi compresi un re, una regina, uno zar ed una 
zarina, che hanno sofferto alcuni spiacevoli inconvenienti: 
ma si sa che la storia non è sempre necessariamente un 
ballo di gala, come diceva qualcuno che se intendeva).

In genere chi ama la storia ama anche la geografia: 
ma evidentemente l'inverso non sempre è dato. 
Pare che ancor oggi alcuni autorevoli geomatici sono 
rimasti tenacemente ancorati al buon vecchio orizzonte 
di riferimento culturale delle economie chiuse e rigide, 
dei dazi, dei pedaggi, delle gabelle, delle gilde e 
delle corporazioni d'arte e mestieri. 
... magari anche un po' alla Ghino di Tacco.

Peccato: perché nel frattempo il resto del mondo si 
sta muovendo velocemente nella direzione opposta :-)

ciao Sandro



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