[Gfoss] proposta (indecente?)
aperi2007
aperi2007 a gmail.com
Ven 27 Set 2013 21:15:36 CEST
Ciao.
Grazie per i chiarimenti.
Dalle risposte , mi pare di capire che avete una chiara idea in mente e
questo è sicuramente una cosa positiva.
Probabilmente è superfluo che prosegua , ma ti rispondo giusto per
completezza a due o tre punti.
Per meglio chiarire il mio ragionamento e rispondere alle tue domande.
>>Poi , un altro aspetto che secondo me dovete ben valutare, è il ruolo
del presidente in questa nuova organizzazione.
>
> Avendo vissuto l'esperienza del consiglio, ho potuto sperimentare che
> il modello attuale è overkill per i consiglieri e per il presidente,
> mentre è frustrante per i soci che hanche se hanno una mezza idea di
> far qualcosa si trovano davanti un'infrastruttura monolitica e
> ingessata (e qui mi riferisco a quelli che hanno chiesto come mai i
> cambiamenti che vengono qui proposti tutto sommato sono idee che si
> erano spesso sentite ma poi mai erano state messe in pratica).
>
> Addirittura si prefigua anche l'ipotesi che chi dirige un GDI/GDL
> possa parlare a nome della associazione con altri soggetti.
>
>
> Io non ci vedo niente di sconvolgente in questo. Mi piace pensare che
> ogni socio si senta parte di gfoss.it <http://gfoss.it> allo stesso
> modo, e il fatto che possa parlare a nome di gfoss ne aumenta le
> responsabilità e il senso di appartenenza. Poi, se un socio appartiene
> ad uno specifico GDL che ad esempio sta portando avanti una (dico per
> dire) proposta di legge, chi meglio di lui sarà preparato abbastanza
> per parlarne?
In linea teorica non ci è niente di male.
In una associazione, di qualsiasi cosa essa si occupi, gli associati
condividono , almeno in linea di massima (causa i differenti vissuti e
sensibilità) i principi cardine.
Una associazione è tanto piu' viva e vitale quanto piu' ha un dibattito
interno. Il che non vuole dire avere un unico pensiero comune, ma avere
tante opinioni anche diammetralmente opposte, ma che alla fine dopo
discussione anche animate e botte da orbi, portano a una linea comune
condivisa.
Questa è in effetti la parte piu' difficile del lavoro. Arrivare a una
sintesi che accontenti tutti , chi piu' chi meno.
Tanto è che a volte certi filosofi usano dire che occorre cercare di
scontentare un po' tutti per essere sicuri di aver mediato. :)
Ma tornando al ragionamento:
Trovare una mediazione che accontenti tutti non è per niente facile. Ci
si puo' riuscire se alla fine tutti hanno un fine comune, ma non è facile.
Pero' una associazione è viva e vitale se a suo interno alla fine di un
dibattito anche aspro riesce a pervenre a una sintesi che prosegue la
linea dei principi ispiratori.
Una mediazione che accontenti tutti. Ovvio che per accontentare tutti,
occorre che tutti si convincano della bonta della linea proposta dalla
mediazizone, altrimenti ognuna resta sulle sue posizioni e il discorso
prosegue all'infinito.
Il che vuole dire che probabilmente qualcuno (o forse tutti) deve fare
un passo indietro rispetto alle sue aspettative iniziali. Il massimo
successo è se il passo indietro di qualcuno avviene perche' si è
convinto che la posizione espressa dalla maggioranza è migliore. E'
altresi' un successo se il passo indietro di qualcuno avviene perche'
alla fine una mediazione che raccolga alcune aspetti è comunque un passo
nella direzione giusta.
Se invece il passo indietro viene fatto masticando amaro e mugugnando
non è un successo.
Qui sta' la forza di una associazione. Nel non prevaricare , o meglio
nel cercare di arrivare a una mediazione che convinca l'interlocutore,
piuttosto che costringa l'interlocutore ad accettare.
Naturalmente occorre che anche 'interlocutore ci metta del suo per
arrivare a un risultato costruttivo.
L'idea di creare dei gruppi che raccolgano simpatizzanti per settori di
interesse rischia di divenire una comoda soluzione affinche' chiunque
trovi sempre un luogo accogliente dove ritrovare le proprie posizioni
piu' o meno rigide senza dover scendere a compromessi. Ed e' comoda
altesi per chi deve convincee l'interlocutore perche' gli da' il suo
angolo di universo dove ragiona alla sua maniera.
Ovviamente si capisce che non è questo a cui ambisce la tua proposta.
Infatti è indubbio che la soluzione dei GDI e dei successivi GDL darebbe
piu' agilita' alla associazione, e se ben sfruttata ridarebbe molto
slancio, ma potrebbe anche portare a uno scollamento tra i vari membri.
Creando delle isole dove si parla "dei dialetti" e si radicherebbero
posizioni inconcilianti tra di loro.
Se questo dovesse succedere, come potrebbe il rappresentante di un GDI o
di un GDL rappresentare il pensiero di tutta l'associazione ancorche' su
uno specifico argomento ?
Occorrerebbe quindi fare una opera di divulgazione anche all'interno
della associazione, del lavoro dei GDI e dei GDL.
Ovvero dovreste prevedere dei momenti di associazionismo interno, in cui
un GDI con i propri GDL mette a conoscenza i propri risultati e
conclusioni agli altri GDI e GDL.
Non solo con wiki, che vanno bene per tenere traccia, ma con giornate
dedicate.
Questo comporta quindi un surplus di impegno che probabilmente
metterebbe in difficolta' .
Anche questo potrebbe concorrere a creare una sorta di isolazionismo di
risulta.
Infine, il modello distribuito potrebbe richiedere un maggior lavoro di
coordinamento.
Lavoro di coordinamento per tenere insieme i risultati dei vari gruppi
sulle parti trasversali degli argomenti trattati.
> Questo depotenzia molto il ruolo del presidente e del consiglio
> direttivo.
>
>
> L'associazione è fatta dai soci, non dal solo consiglio direttivo.
>
> E quindi se prima faceva paura per il troppo lavoro (e il troppo
> potere).
> Ora scoraggia perche' non serve a niente, salvo , unica cosa, la
> respsoabilit'a in sede civile.
> Infatti, in quanto legale rappresentante della associazione
> sarebbe lui ad essere citato in tribunale per qualsiasi cosa un
> qualsiasi membro del GDI/GDL facesse in nome dell'associazione.
> I GDI/GDL non vengono istituiti davanti a un notaio.
>
> Per cui dubito che ci sarebbe la corsa a divenire presidente che
> non conta niente e pero' paga per tutti.
>
>
> Allora, qui mi sembra terrorismo. Insomma, se un socio fa qualcosa di
> illegale lo si caccia, per il resto.. non so quale possa essere una
> eventualità del genere.. ma il presidente può sempre scegliere di non
> ratificare alcune decisioni, di non prendersi la responsabilità di
> alcune cose secondo coscienza e se gli altri sono contrari,
> dimettersi. Davvero, un caso del genere non riesco ad immaginarlo
> nella realtà.
>
>
Daccordo, diciamo che non ci sono problemi dal punto di vista delle
grane amministrative e/ giudiziarie.
Pero', è indubbio che il ruolo del presidente è depotenziato.
Prima una persona poteva ambire a divenire presidente o a far parte del
consiglio per dare la propria impronta allla associazione e a farla
svoltare in una certa direzione piuttosto che in una altra. Sempre
rispettando i principi base ovviamente.
altrettanto ovvio che alla fine sono i soci a decidere con il loro voto,
ma essere nel consiglio diretti vo voleva dire (immagino) che si
privilegiavano certe cose anziche' altre.
Ora invece ogni socio ha la massima liberta' di azione e di conseguenza
il presidente sta alla finestra a guardare.
O, al massimo si fonda lui stesso come ogni altro socio un suo GDI o GDL
e si concentra su quelli che sono i suoi interessi piu' specifici.
Sinceramente , sono convinto che con questa impostazione, dovreste
inserire un meccanismo che obblighi a fare il presidente. :)
Ad esempio:
Fate che un presidente resti in carica solo 6 mesi. Un tempo cioe' che
ragionevolmente chiunque puo' sopportare senza andare in crisi.
E a seguire inserite una regola per cui per proporre un nuovo GDI,
occorre essere almeno 5 soci con un anno di iscrizione, o aver fatto il
presidente almeno una volta.
Dopodiche' se si vuole riproporre un altro GDI occorre pagare pegno
rifacendo il presidente una altra volta.
:)
>>Io, poi suggerirei anche di evitare che chi partecipa a un GDI/GDL
possa stabilire accordi e prendere impegni e suggerirei di dare al
presidente o al consiglio il potere di sospendere l'attività di
>>un GDI/GDL e indire una assemblea dei soci (con potere di voto anche
per email) per il suo scioglimento o riattivazione.
>
>
> non credo di aver capito che tipo di situazione tu abbia in mente.
>
Non avevo in mente niente di specifico cercavo solo di focalizzare il
mio dubbio circa il ruolo effettivo che avrebbe avuto il presidente in
un tale modello organizzativo.
Considerando che un qualsiasi socio iscritto si anche da poco potrebbe
avviare un proprio GDI e in futuro anche dei GDL senza che il presidetne
abbia a poter dire niente se non forse ratificare il fatto compiuto.
> Comunque in generale, spero di aver chiarito i tuoi dubbi, o magari ne
> ho creati di nuovi..
>
Direi che hai chiarito molto bene,
grazie ancora e scusate ancora per l'intromissione.
Andrea.
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