[Gfoss] ed anche la CC-BY sui dati e' un problema per le grandi aziende

Andrea Peri aperi2007 a gmail.com
Ven 31 Maggio 2013 16:29:57 CEST


Apro una parentesi

Di per se' il fatto che una ditta chieda di acquistare i dati con un cambio
di licenza , non vuol dire che alla fine la cosa andra' in porto.
Dipende da quale licenza chiede di acquistare e che cosa relamnete cio'
comporti.

Non va poi sottovalutato il reale valore che ha poter acquistare una cosa
dopo che la hai potuta provare.

Il fatto stesso che un soggetto puo' partire con i dati in CC e solo in
seguito decidere di acquistarne una licenza diversa è positivo.
L'investimento non è al buio.
Chiunque è convinto di avere una buona idea non si deve mettere a
repentaglio propri fondi nell'acquisto di dati al buoi.
Basandosi solo su supposizioni e speranze.
Bensi', intanto si prende i dati e comincia a prepararli. La licenza CC poi
gli consente gia' di fare business.
Poi, alla fine, se vede che la cosa che aveva in mente funziona e tutto
fila, solo a quel momento puo' decidere di fare l'investimento.

Anziche' acquistare al buio. Cosa questa si' che è fattibile solo da una
major per la quale investire 4 o 5.000 euro al buio non pesa niente.
Mentre per un pesce piccolo è un invesitmento importante che magari farebbe
se e solo se avesse delle certezze.

>Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell'agenzia digitale
per l'italia dichiara
>"Da open data 50mila posti di lavoro"

Tempo addietro l'allora presidente del consiglio dichiaro' che la vittoria
al mondiale (appena vinto) valeva 1 punto di PIL.
Mi sono sempre chiesto come aveva fatto a stimarlo. Se si guarda lla
movimentazione di soldi per l'acquisto di nuovi giocatori di calcio
probabilmente è anche vero, ma che ricaduta questo abbia avuto
sull'economia nazionale, mi è sempre stato incomprensibile. :)

Tornando all'articolo.
Nell'articolo la formula che usa ragosa è al condizionale ("potrebbero
arrivare")

Partendo dalle ipotesi degli americani che contano su un milione di posti
di lavoro, nell'articolo lui dice che se arrivassero 50.000 posti sarebbe
contento.
E' una posizione che si presta a piu' letture.

La cosa importante, aggiungerei io, è che i 50.000 posti non nascano in
realta' dalle spese necessarie per avviare gli opendata.
Altrimenti sono a termine. Finiti gli investimenti , finiti i posti.
Come quando usci la legge che richiedeva la messa a norma dell'impianto
elettrico dei condonini.
In un anno sorsero decine di migliaia di ditta di elettricisti.
Una volta che gli impianti furono tutti a norma, ecco che come erano sorte,
cosi' sparirono.

Speriamo bene .

Il giorno 31 maggio 2013 11:00, Maurizio Napolitano <napo a fbk.eu> ha
scritto:

> [...]
>
>  Il rilancio, questa è mia personale interpretazione, dovrebbe avvenire
>> sul territorio, sulle PMI locali, per l'attivazione di servizi di cui
>> si avvantaggi tutta la comunità.
>>
>
> D'accordo.
> Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell'agenzia digitale
> per l'italia dichiara
> "Da open data 50mila posti di lavoro"
>
> Le stime del direttore dell'Agenzia digitale accendono i riflettori sulla
> necessità di aprire le info della PA: "Il Pil crescerà di mezzo punto"
>
>
> http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/21605_ragosa-da-open-data-50mila-posti-di-lavoro.htm
>
>
>  Le multinazionali hanno risorse sufficienti per acquistare ciò di cui
>> hanno bisogno, senza avere la pretesa di saltare, dalle loro posizioni
>> di forza e predominio, sul treno degli Open-Data, e per di più senza
>> nemmeno il vincolo di citazione della fonte (cosa che per la PA è
>> assolutamente irrinunciabile - trattandosi di prodotti di proprietà
>> pubblica).
>>
>
> ma hanno anche abbastanza risorse per chiedere alle PA di cedere i dati
> con un cambio di licenza.
> Da quanto ho inteso ci sono diverse PA italiane che hanno venduto dati ai
> vari garmin, navtech, teleatlas, tomtom ...
>
>
>  RT ha intrapresto un percorso in linea con le direttive e gli
>> indirizzi europei, nazionali e di RT.
>> Da nessuna parte c'è scritto di condizionare l'agire della PA sulla
>> base delle esigenze o degli interessi di note e grandi aziende.
>>
>
> Se ho inteso bene dal post di Andrea Peri l'articolo 8, comma 8 del DPGR
> n. 6/R del 9 febbraio 2007 permette di rivedere l'uso di licenze ad hoc.
> Con questo non sto dicendo che la PA deve vendere alle multinazionali, ma
> volevo far presente che gia' davanti alla licenza CC-BY che e' considerata
> debole, almeno una multinazionale e' andata a chiedere di poter acquistare
> un cambio di licenza.
> Secondo me si tratta di caso interessante che mostra quanto questa
> restrizione che viene percepita debole, non lo sia affatto.
>
> Per il resto ci sono tantissimi progetti di software libero che vivono
> centralizzando il copyright e rivendendo licenze proprietarie.
> Il primo a farlo e' stato MySQL.
>
>
> _______________________________________________
> Gfoss a lists.gfoss.it
> http://lists.gfoss.it/cgi-bin/mailman/listinfo/gfoss
> Questa e' una lista di discussione pubblica aperta a tutti.
> I messaggi di questa lista non hanno relazione diretta con le posizioni
> dell'Associazione GFOSS.it.
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