[Gfoss] ancora licenze

a.furieri a lqt.it a.furieri a lqt.it
Mer 28 Mar 2012 10:57:37 CEST


Proviamo a riformulare la domanda in termini piu' generali:
D: perche' in Italia non abbiamo ancora gli Open Data ?
R: perche' abbiamo tantissime leggi (forse troppe), e perche'
    spesso sono reciprocamente contraddittorie.

Da un lato abbiamo l'indubbio diritto di accesso agli atti
pubblici, dall'altro abbiamo la tutela della proprieta'
intellettuale e del diritto di autore.
Sono entrambi aspetti giuridici "forti", e quando entrano in
reciproco contrasto nessun avvocato se la sente di dare per
scontato come finiribbe un'eventuale causa legale.

Come proprio noi di Gfoss.it andiamo sostenendo da lungo tempo,
non basta semplicemente che un dato venga pubblicato p.es. sul
sito web di un'Amministrazione per ritenere automaticamente che
"e' libero, fateci quello che volete".
Anzi, esattamente al contrario, e' saggio e prudente ritenere che
in assenza di una esplicita autorizzazione tutti i dati pubblicati
sul web (o in altro modo) devono ritenersi "non liberi, non
rielaborabili e non trasferibili a terzi" quando non esiste nessuna
condizione di licenza che ne autorizzi esplicitamente l'uso libero.

La soluzione corretta "a prova di bomba" che consente la libera
circolazione dei dati evidentemente e' quella di indicare con
assoluta chiarezza le condizioni d'uso per ciascun dataset che
viene pubblicato da una P.A.: possibilmente facendo riferimento
ad una delle licenze standard (CC, ODbL, IODL).

In assenza di questo, e' sempre prudente richiedere una qualche
autorizzazione al titolare del dato prima di procedere oltre.
BTW nel caso specifico stupisce abbastanza il silenzio del Comune
(il vero titolare legale, peraltro tenuto a rispondere ai quesiti),
mentre viceversa arrivano risposte dallo studio professionale che
ha redatto il PRG su incarico del Comune: evidentemente in questo
c'e' qualcosa di paradossale e di patologico.

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Detto questo: cosa si puo' fare di concretamente utile per uscire
fuori dall'attuale stato di incertezza e confusione ?

strategia A) quella seguita da Gfoss.it
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Le Amministrazioni "illuminate" se vogliono e credono gia' nel quadro
della normativa vigente possono deliberare di adottare dei principi
con validita' generale che disciplinino al proprio interno il rilascio
dei dati e le relative licenze (i famosi Open Data).

Lo hanno gia' fatto con successo diverse Regioni, alcuni Enti Statali
e pure qualche Comune (in genere, di grosse dimensioni).
Serve un'atto formale di deliberazione, ed ovviamente serve un gruppo
di esperti che fornisca autorevole supporto tecnico-giuridico: magari
serve anche mettere in piedi un portale di accesso e dei servizi di
catalogazione. Ma a giudizio di chi l'ha gia' fatto non si tratta certo
di una mission impossible.

Lo scenario si sta palesemente muovendo nella direzione giusta: anche
grazie alle numerose attivita' di advocacy messe in campo da molti
gruppi di pressione ed Associazioni, non ultima proprio Gfoss.it
Ma e' ovvio che si tratta di un processo lungo "a macchie di leopardo".

Giusto per quantificare: gli stackholders presenti in Italia sono circa
10.000, come confermato al recente Workshop su INSPIRE organizzato da
ISPRA (i soli Comuni sono oltre 8.000): e ciascun singolo stackholder
deve ovviamente deliberare per proprio conto nell'ambito delle propie
competenze dirette.


strategia B) la via del contenzioso
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Singoli cittadini o gruppi organizzati possono seguire la via legale
(ricorsi, cause giudiziarie, contenzioso).
Oppure potrebbero giocare la carta della sfida: "io lo faccio comunque,
tu se credi fammi causa".
Come abbiamo gia' visto, il quadro normativo e' complesso e 
contraddittorio;
probabilmente in molti casi (da scegliersi oculatamente) esistono le
condizioni per potere sperare ragionevolmente in un esito positivo,
magari da far valere in seguito come precedente giurisdizionale.

Ma va anche attentamente considerato che intraprendere la via legale
e' sicuramente costoso; gli esiti non sono affatto scontati e 
potrebbero
anche essere infausti e controproducenti; il numero degli stackholders
(e quindi delle potenziali controparti) e' decisamente molto elevato.


strategia C) legge nazionale
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Allora cosa servirebbe veramente ?

Servirebbe un piccolo intervento legislativo a livello Nazionale che
chiarisca in modo non ambiguo e definitivo tutti i conflitti e le
contraddizioni che esistono oggi in materia di diritto d'autore.

N.B.: il recente Codice dell'Amministrazione Digitale apre una strada
giuridica che consente gli Open Data: ma non ha affatto risolto i 
vecchi
nodi e le vecchie contraddizioni.
Tutto continua a cadere nella sfera discrezionale della singola
Amministrazione, che e' sostanzialmente libera di muoversi come meglio
crede valutando caso per caso.

Non a caso tutti gli altri Stati che hanno deciso di adottare con
decisione una strategia Open Data (USA, Francia, Gran Bretagna ...)
*prima* hanno adottato una legge quadro nazionale, e *dopo* hanno
attivato le singole iniziative Open Data.
Curiosamente in Italia stiamo facendo il percorso inverso: alcune
iniziative Open Data stanno virtuosamente partendo, ma ciononostante
il quadro giudico nel suo complesso rimane fortemente contraddittorio
e poco chiaro (e nessuno pare interessato a riordinarlo).

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Nel frattempo ho provveduto a contattare Simone Aliprandi per avere
qualche lume giuridico sul caso specifico sollevato da Giuliano.
Simone mi ha cortesemente girato il link a questo suo blog, che
effettivamente contiene molte utili considerazioni strettamente
attinenti.
http://aliprandi.blogspot.it/2012/03/un-comma-per-lopen-data.html

ciao Sandro

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