[Gfoss] strumenti per l'opendata

Andrea Peri aperi2007 a gmail.com
Sab 23 Giu 2012 16:59:59 CEST


>A conclusione dell'incontro in cui abbiamo illustrato all'assessore il
>lavoro, ci ha detto: "bel lavoro. Bravi. Pero' un po' troppo tecnico e
>difficile da capire. Qui bisogna che dia un incarico esterno per
>valutare il corposo lavoro che avete fatto".
>Ha aperto un cassetto della scrivania, ha messo dentro il plico che
>gli abbiamo consegnato, ha richiuso il cassetto e ci ha salutati.
>Mi vedo ancora la scena ...
>Sono rimasto di sale. Lui l'incarico l'ha dato lo stesso, e il nostro
>lavoro non e' mai uscito da quel cassetto ...
>

Capisco perfettamente.

>E' stato quel giorno che ho promesso a me stesso che qualsiasi cosa
>avrei fatto da li' in avanti, avrei fatto di tutto per rendere
>pubblici i dati.

Condivido l'obiettivo di massima.
Evitare che certi furboni di consulenti rivendano come farina del loro
sacco il lavoro effettuato dalla PA.
Altrimenti finisce che il lavoro viene ri-pagato N volte.

Occorre anche dire pero' che chi prima era dedito alla "ritargatura" dei
dati , ora si sta impratichendo nella "riverniciatura".
Con tecniche "a spruzzo" cosi' non perde troppo tempo.

Per cui il problema è che se da una parte si punta a fare uscire i dati dal
cassetto, occorre pero' anche riuscire a distinguere tra dati realmente
differenti e dati solamente riverniciati.

Senza contare l'aspetto qualitativo.

Non vorrei che a far emergere tutti i dati si finisse per inflazionare con
una tale messe di dati da rendere impossibile distinguere poi quello
qualitativamente migliore da quello di qualità inferiore.
Anche questo è nei compiti della PA, non deve limitarsi a buttar su piazza
tutti gli stracci che ha in casa e demandare al singolo utente in compito
di districarsi cercando di capire cosa sia buono e cosa non lo sia o lo sia
meno.
Per cui a volte puo' essere lecito levare di torno un dato se si ritiene
che esso possa fare piu' confusione che altro.

Il che significa anche che determinati lavori molto sofisticati , ma anche
molto verticali puo' non avere senso metterli a disposizione di tutti
perche' il rischio di generare equivoci e' superiore ai benefici.

A meno di non spendersi molto nello spiegare le differenze ed essere pronto
a fornire anche un buon supporto telefonico agli utenti che poi chiamano
per chiedere spiegazioni su questo e quello e sul perche di certe
differenze, etc....

Tutte cose che poi vanno messe in conto, altrimenti si dara' sempre spazio
al consulente esterno ( e all'assessore di turno) che sopperisce a una
richiesta di informazioni, rivendendosi come esperto di settore in grado di
spiegare le cose che la PA non sa o non fa.
Per cui si ritorna sempre al medesimo punto:

Ha senso mettere i dati in OpenData se si ha intenzione di investirci di
prevedere un processo, che significa anche dare supporto telefonico, essere
pronti a spiegare a chiunque la differenza tra un archivio e un altro.
Quale dei due e' utile per un certo lavoro e quale per un altro.

Altrimenti l'effetto rischia di essere il contrario e sarebbe una beffa
indigeribile.


Il giorno 23 giugno 2012 16:02, luca menini <menini.luca a gmail.com> ha
scritto:

> Il 22 giugno 2012 08:22, Andrea Peri <aperi2007 a gmail.com> ha scritto:
> > sai indicarmi quali sono i punti deboli e problematici dell'harvesting
> che
> > te lo rendono poco utile ?
> > La lentezza di scambio dei dati ?
> >
>
> No, no, non ho critiche all'harvesting.
> Io parto da un altro punto di vista.
> Organizzazione, tecnologia, controllo di processi, non c'entrano con
> il mio ragionamento.
>
> Per spiegarmi, racconto un aneddoto che mi e' capitato.
>
> Anno 1989. Non c'era internet. Il "taglia&incolla" si faceva ancora
> con "forbice&colla".
> Erano gli anni in cui in Italia si cominciava a parlare di "mappe
> acustiche" del territorio. Non c'era ancora alcuna legge a riguardo.
> Lavoravo con un gruppo di bravi tecnici e cercavamo di fare al meglio
> il nostro "mestiere": supportare le pubbliche amministrazioni della
> provincia di Venezia per conoscere meglio gli "inquinanti di tipo
> fisico".
>
> Vengo a sapere che presso un comune, di cui non faccio il nome,
> stavano per approvare una delibera di Giunta per affidare ad un
> consulente la mappatura acustica del comune. Io e il mio gruppo
> facevamo, tra le altre cose, proprio questo per altre amministrazioni.
> Pubblici dipendenti, pagati con soldi pubblici. Nel piano di lavoro di
> quell'anno avevamo ancora spazio per altri lavori.
> Chiedo appuntamento con l'assessore competente, mi presento e
> orgogliosamente propongo la mia struttura "gratis" per fare lo stesso
> lavoro per il quale erano in procinto di dare una consulenza.
> Noi facevamo proprio quel lavoro, pagati con soldi pubblici, ci pareva
> logico proporci e fare risparmiare un'amministrazione.
> Dopo il colloquio ho mandato un piccolo progetto che spiegava cosa
> avremmo fatto, in che tempi, e cosa avremmo consegnato al termine
> dello studio.
> In realta' quell'assessore l'ho un po' pressato ...
> E alla fine ci ha assegnato il compito di studiare l'inquinamento
> acustico sul territorio del comune.
> Ero proprio contento. Mi sentivo orgoglioso per aver fatto risparmiare
> soldi di consulenza ad un amministratore.
> Al termine abbiamo consegnato un "bel malloppo", completo di mappe
> colorate riportante la distribuzione dell'inquinamento acustico nel
> territorio comunale.
> A conclusione dell'incontro in cui abbiamo illustrato all'assessore il
> lavoro, ci ha detto: "bel lavoro. Bravi. Pero' un po' troppo tecnico e
> difficile da capire. Qui bisogna che dia un incarico esterno per
> valutare il corposo lavoro che avete fatto".
> Ha aperto un cassetto della scrivania, ha messo dentro il plico che
> gli abbiamo consegnato, ha richiuso il cassetto e ci ha salutati.
> Mi vedo ancora la scena ...
> Sono rimasto di sale. Lui l'incarico l'ha dato lo stesso, e il nostro
> lavoro non e' mai uscito da quel cassetto ...
>
> E' stato quel giorno che ho promesso a me stesso che qualsiasi cosa
> avrei fatto da li' in avanti, avrei fatto di tutto per rendere
> pubblici i dati.
>
> Non sapevo cosa erano gli OpenData, per me "formato aperto" era il
> "formato ASCII", non sapevo niente di "licenze d'uso", non sapevo
> niente di "free software", parlare di "metadati" la ritenevo una cosa
> da blbliotecari e pensavo si riferisse a come si devono tenere i
> cataloghi di una biblioteca.
>
> Per me "cosa devo fare" viene prima di "come".
> Questo, e solo questo, intendevo dire affermando che non mi interessa
> l'harvesting.
>
> Ciao.
>
> luca
>
> --
> Passa al software libero!
>



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