[Gfoss] Archeologia Subacquea e ESRI: il soldo conta

Stefano Costa steko a iosa.it
Dom 12 Feb 2012 14:50:58 CET


Quoting Luca Mandolesi <mandoluca a gmail.com>:

> >
> > Non sarebbe logico che la ESRI metta a disposizione i fondi per
> > l'inventariazione e poi la messa in rete la possa fare qualcun altro.
> >
> > NOn vi e' niente di male in un ritorno pubblicitario, oltretutto questo
> > crea comunque ricchezza perche' alla fine l'Universita del Salento avra
> > come ritorno un inventario e una base-dati che certamente potranno usare
> > anche per altri scopi.
> >
> > E la esri avra' come ritorno extra un altro buon numero di neo-laureati
> > che escono dall'universita' con una robusta conoscenza dei sistemi esri.
> >
>
> Il problema secondo me sta nel fatto che i dati sono di proprietà
> ministeriale e pubblica, quindi mi pare strano che il Ministero dei Beni
> Culturali possa decidere di far finanziare un progetto pubblico
> direttamente ad ESRI che sfrutta i dati per farsi pubblicità.

Luca, Andrea,
l'argomento è molto importante, e complesso. L'analisi fatta da Andrea non mi
sembra del tutto corretta, nel senso che il paradigma "win-win" si può
considerare effettivamente tale solo se al termine dell'opera di catalogazione
il MIBAC e l'Università avranno il completo e autonomo controllo sulla banca
dati.

Due anni fa il MIBAC ha stretto con Google un accordo per la digitalizzazione di
libri antichi dalla Biblioteca Nazionale di Firenze: completamente gratis per il
MIBAC, che riceve anche una copia digitale dei libri PER I PROPRI USI ma non è
autorizzato a distribuirla. La distribuzione è esclusiva di Google (tramite
Google Books) per 15 anni. Questo è un esempio di accordo fatto dal MIBAC. Si
tratta di un accordo avvenuto al di fuori di appalti, bandi, etc (per certi
versi, simile a quanto sta accadendo con Della Valle e il Colosseo, si potrebbe
dire). E non è particolarmente soddisfacente dal punto di vista del cittadino,
che molto spesso non ha accesso a quegli stessi libri, oppure deve pagare per
poterli riprodurre.

Questo caso rischia di essere simile, e in più di essere una operazione
pubblicitaria non paragonabile a quella del Colosseo (Della Valle non ci vuole
aprire un negozio di scarpe) perché di fatto si tratta di una "prima dose
gratuita" di un prodotto che poi verrà venduto e rivenduto (sotto forma di
licenze, assistenza, corsi, certificazioni).

Comunque, mi sembra affrettato dare giudizi senza conoscere nel dettaglio la
vicenda. E mi sembra invece urgente conoscerne i dettagli, COME MINIMO per la
dovuta trasparenza che una pubblica amministrazione deve avere in tutto il suo
operato. Riusciamo a ottenere queste informazioni?

I problemi che solleva Luca nella seconda parte della sua e-mail sono un
problema centrale, ma non sono in grado di contribuire alla loro discussione se
non in termini molto generici.

Ciao
steko

--
Stefano Costa
http://www.iosa.it/ Open Archaeology



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