[Gfoss] Libro Bianco per il riutilizzo dell'informazione del settore pubblico

a.furieri a lqt.it a.furieri a lqt.it
Gio 26 Apr 2012 11:12:37 CEST


On Wed, 25 Apr 2012 08:35:11 +0200, Andrea Peri wrote:

Andrea,

intanto provo a risponderti su un paio di questioni piu' attinenti
al GIS, poi ti daro' una risposta separata per orari autobus e 
dintorni.


> E' giusto dire che se si sono spesi dei soldi per produrre dei dati
> mettili a disposizione. Naturalmente serve la giusta normativa a
> supporto. Ma supponiamo che ci sia.
>
> Pero' non trovo giusto che poi la PA debba sobbarcarsi le spese per
> tenere dei dati aggiornati con un livello di aggiornamento
> sovradimensionato rispetto alle sue esigenze solamente per mantenere
> in vita aritificosamente un business per soggetti privati.
>

Su questo punto non posso che darti pienamente ragione.
le premesse concettuali su cui si basano gli Open Data sono:
- la P.A. comunque deve produrre (o ha gia' prodotto) dei datasets per
   proprie esigenze / processi interni
- i costi di produzione dei dati sono sicuramente elevati, ma sono gia'
   stati coperti dalla fiscalita' generale, quindi dai cittadini
- i costi di distribuzione dei dati sono assolutamente marginali 
rispetto
   a quelli di produzione
- quindi redistribuire pubblicamente i datasets a costo zero (o al
   massimo compensando i meri costi di distribuzione, supporti etc) ha
   pienamente senso, sia in termini giuridici che economici

chiaro che nel paradigma di cui sopra il pilastro fondamentale e' che
"la P.A. ha gia' prodotto i datasets per esigenze interne"

se viceversa la P.A. iniziasse a produrre (o aggiornare) i datasets 
solo
ed esclusivamente perche' viene sollecitata in questo senso da soggetti
privati che ne traggono un immediato beneficio economico, allora 
saremmo
sicuramente in presenza di una degenerazione patologica.

personalmente pero' io mi porrei il problema in termini differenti:
se alcuni specifici datasets sono altamente appetibili per alcuni
operatori economici, perche' non provare a coinvolgerli direttamente
nei processi di aggiornamento delle informazioni ?

dopo tutto, il senso di adottare una licenza "virale" come la CC-BY-SA
dovrebbe essere esattamente questo: "ti regalo gratis il dataset 
iniziale,
ma ti vincolo legalmente a condividere e pubblicare tutte le 
rielaborazioni,
migliorie etc che apporterai a quel dataset"

giusto per provare a fare un esempio concreto/realistico: immaginati 
una
regione che abbia mappato i sentieri escursionistici, le ciclovie, i 
percorsi
per l'equitazione, i siti di interesse naturalistico etc.
a me sembra che se poi quella regione rilascia tutto sotto CC-BY-SA, (e 
magari
riesce anche ad attivare tutta una serie di convenzioni/intese ad hoc), 
chi
meglio dei vari ARCI, WWF, CAI, Amici della Bicicletta, IppoClub, 
BoyScout etc
sara' poi in grado di garantirne la tempestiva verifica ed 
aggiornamento ?
[con ovvio risparmio economico per l'ente, e con altrettanto ovvio
miglioramento in termini di accuratezza, completezza ed efficienza]


> Te ritieni che sia applicabile anche ai dati GIS ?
>
> A me non sembra.
> Parla di catasto, รจ vero, ma gli esempi che porta sono francamente
> neanche da prendere in considerazione.
>
> A meno che non mi spieghi come fa' un immobiliarista e una banca a
> trarre profitto dai dati catastali.
>

a me non pare che sia poi cosi' impossibile immaginare uno scenario:
dopo tutto la Bussiness Intelligence (BI) si occupa proprio di questo.

p.es. si potrebbero incrociare i dati catastali con i dati aggregati 
del
censimento; e da li si potrebbe facilmente arrivare a definire un 
profilo
anagrafico e socio-economico dei residenti con una elevata risoluzione
spaziale. poi magari si potrebbero fare ulteriori incroci con i dati 
della
camera di commercio, e cosi' si riuscirebbe ad ottenere il profilo 
delle
attivita' industriali, artigianali e commerciali della zona.

a me personalmente pare che informazioni dettagliate a questo livello
di granularita' (singolo isolato) potrebbero facilmente avere un valore
economico elevato, visto che poi potrebbero venire usate p.es. per 
decidere
dove aprire un nuovo negozio/laboratorio/agenzia, di che tipologia, con
quali caratteristiche etc

oppure potrebbero servire per decidere dove investire in terreni (o 
costruire
immobili) con buone prospettive di valorizzazione a medio termine etc

temo fortemente che informazioni ed elaborazioni di questo tipo gia' da
decenni siano accessibili (in modi non sempre trasparenti, e non sempre
legali) per pochi operatori economici ben inseriti "nei circuiti 
giusti".

magari una coraggiosa operazione Open Data potrebbe anche servire a
ripristinare elementi di piena legalita', di totale trasparenza e di
genuina libera concorrenza su basi di assoluta parita' per tutti,
chissa mai ? ;-)

ciao Sandro


-- 
Il messaggio e' stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e'
risultato non infetto.



Maggiori informazioni sulla lista Gfoss