[Gfoss] Libro Bianco per il riutilizzo dell'informazione del settore pubblico

Andrea Peri aperi2007 a gmail.com
Mer 25 Apr 2012 08:35:11 CEST


>Vi giro FYI una segnalazione appena girata sulla  ML di OKFN
>(scusatemi per l'eventuale cross posting).
>
>IMHO questo Libro Bianco e' un documento veramente molto interessante e
>pieno di spunti utili per tutti coloro che sono interessati ai processi
>Open Data (anche in ambito geografico, ovviamente).
>
>Direi che soprattutto e' una lettura sicuramente utile ed altamente
>consigliata (anche dal punto di vista pratico) per tutti i funzionari
>che lavorano in qualche P.A. ;-)
>
>buona lettura,
>Sandro
Te ritieni che sia applicabile anche ai dati GIS ?

A me non sembra.
Parla di catasto, è vero, ma gli esempi che porta sono francamente
neanche da prendere in considerazione.

A meno che non mi spieghi come fa' un immobiliarista e una banca a
trarre profitto dai dati catastali.

Oppure pensano che chi vuole fare una lottizzazione non la fa' perche'
non conosce i numeri di particella del terreno su cui deve farla ? :)

Piu' in generale a me pare forzata e troppo semplicistica
l'affermazione iniziale su cui tutto il resto del libro si regge:

Oppure l'orario dei tram per favorire la vendita di gelati ....
A quale orario pensa ? Quello salvato nel fogli excel di chi ha
progettato i tragitti , e che mai corrisponde al vero perche' sulle
strade no circolano solo i tram , ma anche tanti altri mezzi
e vuoi per incidenti, vuoi per traffico, i ritardi sono all'ordine del giorno ?


Oppure a un orario prodotto al volo da un sistema che collegandosi al
satellite, riceve via GPS la posizione, sulla base della posizione e
conoscendo la posizione di tutte le altre macchine che circolano, calcola
al volo il tempo necessario a percorrere il tragitto e ti fa' sapere che
tra 7 minuti e 23 secondi arriva, per cui puoi comprare il gelato oppure
bere un caffe. Non puoi mangiare un panino perche' forse non ce la farai a
terminarlo ?

Scherzi a parte.

Questo libro a mio parere poteva avere piu' senso se fosse stato la seconda
puntata di un altro libro, che come al solito manca e che nessuno sente la
necessita' di scrivere.

Una sorta di "analisi comparata dei dati prodotti dalla pubblica
amministrazione e del loro processo produttivo".
In cui si prenda in analisi i processi di produzione dei dati, e , ancora
piu' importante, i processi di aggiornamento dei medesimi.

Poi, passati in reassegna i processi produttivi e analizzati, si puo'
capire realisticamente, quali dati sono adatti per un business e quali no.
"L'affermazione diamo tutto a tutti e garantiamo aggiornamenti costanti", è
troppo semplicistica e tende a ignorare dei costi che invece ci sarebbero ,
e sarebbe elevatissimi.

Nel libro portano qualche esempio, ma il vero problema e' solamente
sfiorato.

>Per dare una misura concreta, la realizzazione della carta di un grande
centro urbano (a scala 1:2000, con un aggiornamento
>tendenzialmente necessario ogni due anni) comporta una spesa di circa 50
euro all’ettaro.

Ma probabilmente ignorano (o sottovalutano) che un aggiornamento di un
foglio di CTR 2K non si fa' sistematicamente, proprio perche' costa molto e
i fondi non ci sono (giustamente).
Per cui si fa' solo quando serve.

il problema e' proprio nell'affermazione "quando serve". Infatti se da una
parte e' giusto e condivisibile dire di mettere i dati a disposizione di
chi deve farci altro, e' anche vero che chi vuole farci un business, deve
avere dati aggiornati, altrimenti che cavolo di business ci fa' ?
Ma per la PA tenere questi dati (50 euro l'ettaro) aggiornati annualmente ,
o come dicono loro per addolcire il concetto :) Ogni due anni, significa
mettere in campo un fracasso di miliardi.

Prendiamo a caso un comune (milano ad esmepio e' 18.000 ettari).

aggiornare ogni due anni la cartografia del comune a 50 euro all'ettaro, ai
costi riportati (50 euro + iva all'ettaro) implica solo di aggiornamento
900.000 euro + iva.
A cui vanno aggiunti i costi di informatizzazione e di integrazione nelle
varie banche dati. Per cui si va molto sopra il milione.
E questo viene ipotizzato ogni due anni.

Dubito che questa sia una cosa che possa essere fatta sistematicamente da
ogni comune italiano.

E infatti non documenti si riportnao le cifre, ma non si dice ogni quanto
tempo viene aggiornata.
Ci si limita a dire che sarebbe utile per il business che sia aggiornata
ogni 2 anni.
Bella scoperta !

Il problema e' proprio chi mette i fondi per questo aggiornamento cosi'
sistematico e continuo . :)
Specie se poi i dati una volta che il grosso della spesa e' stato fatto
vengono dati a privati che capitalizzano i guadagni con i vari business.

Oppure si gioca sul significato di cosa sia un  "aggiornamento"
Perche' se per aggiornamento si intende prendere un foglio di ctr vecchio
di una decina o piu' di anni fa', roba che per i business descritti nel
libro equivarrebbe a considerarlo "fatiscente" e tracciarci sopra una sola
singola linea nuova, senza controllare che tutto il resto sia rimasto tale
e quale oppure no, e solo perche' ha tirato una nuova riga ribattezza il
foglio come aggiornato ad oggi. Allora parliamo due linguaggi differenti.
Ma e' questo il tipo di dato su cui uno puo' realisticamente pensare di
fare un business ?

L'esempio che porto puo' sembrare forzato, ma non lo e' , infatti spesso si
assiste a platee di servizi in cui il soggetto di turno mostra come e'
agile via internet aggiornare una linea su un database.
Purtroppo per questi soggetti il discorso finisce li'. Dove si aggiorna una
linea se ne puo' aggiornare un milione.
Il sistema informativo costa qualche centinaio di milgliaiai di euro e il
gioco e' fatto. Tutto sembra semplice e sembra funzionare...
Facile a dirsi, "un po meno a farsi".

Specie nella cartografia che per sua natura vuole essere un rilievo del
territorio. Per cui in tutti i sistemi di aggiornamento, manca sempre il
"convitato di pietra" ovvero il "territorio".
quasi che esso fosse un inutile orpello che rovina l'armonia, lo splendido
automatismo, del sistema informativo stesso.

Invece, i dati cartografici devono essere rappresentativi del territorio, e
quindi un sistema informativo da solo non riesce a garantire questo.
Per arrivare a cio' occorre realmente rivoluzionare, parti del processo
produttivo, ma qui si va ben oltre i concetti espressi nel libro bianco di
cui si parla.

In cui si da' per scontato che gia' tutto sia cosi' e quindi basta e resta
solo da condividere questo messe di dati dato ricca e aggiornata per far
nascere nuovi business e ricchezze.

Tanto che a volte viene da pensare che forse l'unico che farebbe il
business e' chi vende il sistema informatico atto a garantire questo tipo
di "pseudo aggiornamento", ma per il resto resterebbe un dato vecchio, anzi
, peggiorato, dal mio punto di vista, perche' escolando roba vecchia  e
roba nuova si perderebbe pure l'omogeneità del foglio, che di per se' e' un
valore anche esso.

Per me questo e' il punto critico di questi discorsi, si basano su
presupposti Ecco. Qui sta' il punto. Io non ci credo che questo sia
possibile, per cui ritorniamo al puto di partenza se gli aggiornamenti non
sono cosi' frequenti come serve , chi puo' realmente fare un business su
dati obsoleti ?

Qualche volta la ragione per cui i dati non sono messi in circolo e'
perche' sono obsoleti e ritenuti poco adatti a usi piu' commerciali.

Posso essere daccordo sul concetto di condividere, ma lo sono "un po meno"
se poi chi dice cio' aggiunge anche "purche siano tenuti aggiornati".

Troppo semplice impostare un business ipotizzando che le spese le faccia la
collettività, mentre i guadagni saranno poi capitalizzati dai singoli.
E' giusto dire che se si sono spesi dei soldi per produrre dei dati mettili
a disposizione. Naturalmente serve la giusta normativa a supporto.
Ma supponiamo che ci sia.

Pero' non trovo giusto che poi la PA debba sobbarcarsi le spese per tenere
dei dati aggiornati con un livello di aggiornamento sovradimensionato
rispetto alle sue esigenze solamente per mantenere in vita aritificosamente
un business per soggetti privati.


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Andrea Peri
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