[Gfoss] Lutto

G. Allegri giohappy a gmail.com
Sab 15 Ott 2011 15:53:31 CEST


Il "Kernigham&Ritchie" è stato il primo libro di programmazione che mi è
capitato tra le mani, una decina di anni fa. Sebbene poi non abbiamo avuto
più particolari occasioni di lavorare col C, devo a questo libro il primo
imprinting.
Non so se quanto ha prodotto sia comparabile a quanto fatto da Steve Jobs, e
non ritengo sia fondamentale darsi una risposta. Hanno operato su piani
diversi, certo è che Ritchie e gli altri citati da Andrea hanno posto delle
basi sostanziali, e qualsiasi altro nano o gigante poggia su di loro...
Ringrazio Andrea per l'ultimo paragrafo della sua email. Credo che sul lungo
periodo rimanga la Qualità, mentre la quantità si sbafa il breve e medio
periodo. Se tutti fossimo in grado di discernere in maniera obiettiva tra i
due aspetti, forse riusciremmo ad orientare anche il mercato verso uno
sviluppo un po' diverso.

giovanni

Il giorno 15 ottobre 2011 14:04, Andrea Peri <aperi2007 a gmail.com> ha
scritto:

> >Ci ha lasciato Dennis Ritchie, il "babbo" del
> >linguaggio C assieme a Brian Kernigham, ed uno
> >degli "inventori" di Unix assieme a Ken Thompson.
>
>
> Grazie della segnalazione .
>
> In effetti anche per me il lavoro di Ritchie ha certamente avuto una
> importanza rilevante.
> Proprio per il suo lavoro di standardizzazione "de facto" del Linguaggio C.
> Un punto di partenza per molti.
>
> In questo lo accomuno ad altri grandi come Knuth con il suo analogo lavoro
> di ricerca sugli algoritmi,
> oppure a Phil Katz, autore di "pkzip" .
> Uno dei programmi che io considero tra i piu' importanti nella storia del
> PC.
>
> Anche quando è venuto a mancare PK ci fu' un grande momento di commozione
> generale.
>
> Certamente questo e' uno dei passaggi ineludibili nella storia di ogni
> persona, ma certamente quando avviene,
> non si puo' non soffermarsi a pensare cosa una persona del genere ha
> significato per molti altri.
> Ci si rende conto di quanto dal lavoro di pochi dipenda il lavoro di molti
> altri.
>
> E certo questo e' un punto ironico. Pensare a quanto il lavoro svolto da
> certi personaggi abbia favorito e quindi incrementato la produttività di
> molti altri, e quindi quanto la qualità (ma con la Q maiuscola) riesca a
> genera sul lungo periodo un maggior profitto rispetto alla quantità.
> Mentre invece il mercato in quanto tale e' piu' rivolto a premiare e
> incentivare la quantità.
>
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