[Gfoss] Sardegna: come si fa ad ammazzare l'Open Source

Luisa Manigas lmanigas a regione.sardegna.it
Gio 12 Mar 2009 12:05:47 CET


Ciao a tutti. 
Mi introduco nel discorso solo adesso, pur lavorando proprio nel servizio che il bando incriminato l'ha pubblicato, perchè purtroppo, troppo presa a ricavarmi la mia nicchia di potere, fare con pressapochismo i miei comodi nonchè i miei lavori di basso profilo (un eufemismo), ero incapace di occuparmi di un certo tipo di cultura (deduco troppo elevata per noi comuni impiegati nelle pubbliche amministrazioni). Ah dimenticavo, stavo anche mettendomi in contatto con gli amici di turno a cui faremo vincere le gare (faccio notare che con una frase del tipo "se un amico del dirigente di turno deve vincere la gara, beh... la vincerà" si può anche essere querelati per diffamazione). 

Detto questo:
- mi chiedo se ancora si crede che nelle pubbliche amministrazioni gli impiegati vivacchino per le 6 canoniche ore, in cerca del pulsante da premere per accendere questi apparecchi sconosciuti detti computer. Se avessimo tempo da buttare per ospitare soggetti esterni presso gli uffici, sarei davvero ben lieta e orgogliosa di mostrare che profili professionali di alto livello collaborano con noi, e soprattutto quali risultati si producono; 
- i bandi che pubblichiamo sono tutti redatti in accordo con le leggi in materia di appalti pubblici; se a qualcuno non stanno bene le leggi può sempre raccogliere 500mila firme e indire un referendum per modificarle;
- il criterio economico è solo UNO dei diversi criteri con cui si valutano i professionisti o le aziende nello stilare le graduatorie; professionalità e curriculum hanno molto più peso del criterio economico;
- la produzione, da parte di un'azienda, di soluzioni informatiche che comportano un esteso utilizzo di sw opensource può costare ben più di 2milioni di euro, se l'azienda produce esattamente il prodotto che soddisfa il cliente. 

Infine se non aderissi alla cultura dell'open source non mi sarei iscritta all'associazione e non mi occuperei di studiare e informarmi per migliorare le mie competenze tecniche nel mio personale tempo libero.

Gradirei infine il rispetto dei lavoratori delle publiche amminstrazioni, così come noi rispettiamo il lavoro dei liberi professionisti. Si parli guardando i risultati, e con cognizione di causa, per favore.

Saluti


Luisa Manigas
Regione Autonoma della Sardegna
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email: lmanigas a regione.sardegna.it
 



  ----- Original Message ----- 
  From: Cassiel 
  To: gfoss a faunalia.it 
  Sent: Thursday, March 12, 2009 10:19 AM
  Subject: Re: [Gfoss] Sardegna: come si fa ad ammazzare l'Open Source


  Ciao a tutti.

  Il bando della regione sardegna non mi stupisce affatto trattandosi di una PA, dove ognuno può ricavarsi una nicchia di potere, fare i propri comodi nonché lavori di basso profilo (un eufemismo) anche utilizzando FOSS.

  Per cui, IMHO, l'open source non viene e non verrà certamente ucciso da bandi di quel tipo, bensì dalla incapacità di diffondere un certo tipo di cultura all'interno e tra gli addetti ai lavori... e anche dall'opportunismo bieco di alcuni che lavorano nel settore, sia dell'opensource che del soft proprietario devo dire.

  Esiste il pressapoco anche in matematica, figuriamoci quanto vale una generalizzazione nell'ambito della PA.
  Un bando di quel genere vale come il "due di coppe quando la regnante è spade", se un amico del dirigente di turno deve vincere la gara, beh... la vincerà, opensource o proprietario.

  Possiamo fare retorica buonista e inneggiare al FOSS ma sappiamo benissimo che il piatto non si riempie con gli ideali.

  r



  Il giorno 12 marzo 2009 9.47, Diego Fantoma <info a digitrip.it> ha scritto:

    Ciao,

    forse hai colpito il problema.

    Ho fatto dei lavori per un ente locale in cui volevano a tutti i costi software libero per questioni di costo (mah...). Pur essendo un fondatore di un LUG, ho cercato di portarli su prodotti proprietari ma quando ho visto il muro mi sono accordato nel girare i fondi dall'acquisto alla consulenza (mia...).

    Ora, il progetto constava di due prodotti che si integravano: il primo andava senza problemi e, anzi, erano molto soddisfatti. Il secondo invece è stato un flop su cui ho perso centinaia di ore.

    Ma la stessa cosa può succedere anche con il software proprietario, perché se scegli male il programma ti capita uguale.

    In entrambi i casi un prodotto blasonato regge, uno di nicchia no.

    La differenza è stata che avendo il problema, è stato fatto un grande sforzo che ha prodotto una vera e propria formazione coatta sul campo, col risultato che ora i tecnici hanno una maggiore competenza sui meccanismi relativi a quell'ambito e sono capaci di scegliere il prodotto/servizio giusto anche senza una consulenza esterna.

    Autolesionismo da parte mia? Forse, ma di sicuro rientra in quella tanto sventolata condivisione delle conoscenze alla base del software libero.

    D'altra parte la prima libertà del FOSS è quella di non usarlo.

    ciao
    d



    Luca Mandolesi ha scritto:

       Invece davanti ad un ente pubblico che ti risponde picche sull'uso del software libero perchè è poco stabile non si hanno garanzie di funzionamento ecc. quali esempi si possono portare. Io per esempio ora sto facendo un lavoro dove tra qgis, grass e gvsig me la cavicchio, ma i crash, comportamenti inaspettati, errori che potrebbero farmi fare danni ne trovo, e li trovo perchè tengo sempre l'atteggiamento di uno che sa che un OS è sempre in corso di sviluppo e qualche baco c'è e lo cerco pure per segnalarlo. Ma qualcuno che lavora nella pubblica amministrazione non ce lo vedo a dover rifare 4 5 volte un vettoriale perchè gli va in crash il programma o se si eliminano features l'indice si incasina. Qua mi par sempre di più che la PA cerchi ripari dietro garanzie contrattuali, più che altro, nel caso i sw facciano casini; da questo punto di vista i sw OS per loro natura non possono essere incatenati a logiche di assicurazioni all'uso, perchè il bello è che se c'è un bug si attiva una "macchina umana" per risolvere il problema e crescere insieme e non una trafila burocratica come, ahinoi, in Italia piace tanto fare.

      ciao




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