[Gfoss] DRM: avevamo ragione noi

Giovanni Mascellani g.mascellani a gmail.com
Sab 10 Gen 2009 21:54:05 CET


Il giorno ven, 09/01/2009 alle 16.01 +0100, Andrea Peri ha scritto:
> > http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=9048
> > Quanto (tempo e soldi) ci vorra' perche' si accorgano che anche per i
> > dati geografici i DRM sono una minchiata?
> > Saluti.
> > pc
> 
> Mettendo da parte l'uso scadente che ne e' stato fatto (del DRM) che
> e' quello di usarlo per far pagare i brani musicali, che in teoria e'
> lecito, ma che poi se si reinstalla il computer, si finisce per
> perdere il diritto all'ascolto....
> 
> In altri casi puo' avere una sua logica e motivi per esistere.

Posso chiedere quali? A me sembra che nel DRM sia insito un grosso
problema di fondo: quello del "trusted client". Basare un dispositivo di
sicurezza su qualcosa che lavora in un ambiente fondamentalmente
insicuro è, secondo me, piuttosto miope, perché, proprio come si
sottolinea nell'articolo citato da Paolo, il rischio maggiore è quello
di creare problemi a chi ne sa poco (ossia chi, con buona probabilità,
fruirebbe comunque in modo legale del bene), presentando un ostacolo
facilmente sormontabile a chi ha le capacità tecniche (che, con
altrettanto buona probabilità, è chi ha maggiori interessi a lasciar
perdere i vincoli legali).

Insomma, si danneggia il buono senza riuscire a colpire il cattivo. Per
di più, secondo me, si rischia anche di favorire, anziché limitare, la
fruizione illegale del bene, proprio perché anche chi lo vorrebbe far
legalmente è costretto ad utilizzare sotterfugi per superare i problemi
che il DRM causa. A se un utente impara ad ascoltare i dati DRM che ha
acquisito legalmente, a quel punto è capace di fare lo stesso anche con
i dati che non ha acquisito legalmente. Questo, nell'ottica di chi
produce dati DRM, mi sembra piuttosto miope, a meno che non ci siano
altri interessi sotto (del tipo permetto la diffusione illegale del mio
software, in modo che questo permetta il lock-in che mi permette di
continuare a venderne licenze, opportunamente rideclinato attorno a dati
invece che a software).

> Certo se l'ipotesi di partenza e' che tutti debbano accedere a tutto e
> farne qualunque uso vogliano,
> a che serve un DRM che serve per discriminare l'accesso a dati digitali ?
> 
> Cosi' vale per il GeoRM.
> Si puo' pensare di usarlo per far pagare l'accesso ai dati, ma anche
> piu' compiutamente per capire se
> la persona in questione ha diritto a vedere, editare, cancellare,
> aggiungere o prelevare certi dati.

In che senso? Non capisco quello che vuoi dire.

Non sapevo neanche io che esistessero DRM per dati geografici (anche se,
ormai, la cosa non mi stupisce più più di tanto). Me ne dispiace.

Ciaociao, Gio.
-- 
Giovanni Mascellani <g.mascellani a gmail.com>
Pisa, Italy

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