[Gfoss] persone fisiche o società,associazioni ed enti

Maurizio Napolitano napo at itc.it
Thu Feb 1 12:40:25 CET 2007


> Sono molto d'accordo. Le scelte possibili:
> 0. tenere tutto il mondo professionale/aziendale al di fuori (?)

IMHO: tenerlo di vista/sotto controllo

> 1. accettarlo come sponsor (come fa osgeo)
> 2. accettarlo come soci
> Secondo me e' giusto che un effetto di notorieta' ci sia (altrimenti
> come si fa a promuovere l'uso del GFOSS, se non c'e' nessuno che offre
> servizi?), ed e' fondamentale che la risonanza sia data a tutti quelli
> che *contribuiscono* a gfoss (non a quelli che lo usano senza dare
> niente in cambio).
> In questo senso non vedo grande differenza fra 1 e 2, a parte il fatto
> che come sponsor potremmo anche avere una ditta che non condivide i
> nostri fini, e vuole solo farsi pubblicita'. 

Teoricamente, se uno si offre come sponsor, dipende dall'associazione
se accettarlo o meno.
Quindi l'associazione porta avanti i suoi fini, quello che si presenta
si dichiara negli intenti, e poi l'associazione decide.
Onestamente tirare dentro una azienda come socio di una associazione
no-profit (a meno che GFOSS non abbia altri obbiettivi) mi sembra
fuorviante.

> Come socio uno (individuo,
> amministrazione, professionista, ditta o minollo che sia) e' *tenuto* a
> rispettare lo statuto, e questo e' uno dei motivi per la mia *leggera*
> preferenza per 2.

Continuo a rimanere scettico, nonostante che riesca a condividere il
pensiero (= se rispettano lo statuto va tutto bene).
Il mio scetticiscmo parte dalle basi - fortemente in contrasto - su cui
nasce una azienda e su cui nasce una associazione di volontariato.

> Ma non ne facciamo una guerra di religione, e ricordiamoci che lo
> statuto quando non funziona si puo' cambiare (basta una votazione e due
> soldi al notaio).
Concordo ... peccato che il 16 non potro' "scannarmi" sull'argomento :))

PS: per Fabio (a cui non ho risposto nel thread, ma lo faccio qui)
Capisco i percorsi che ognuno ha fatto per arrivare al concetto di
software libero, capisco anche quando mi dici che molti (fra cui io
che lavoro in un ente di ricerca) non sono in grado di capire.
Rimango pero' sul mio scetticismo descritto poco sopra queste righe
in merito al mescolare attivita' professionali con attivita' di
volontariato.




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