[Archeologia] Software libero, processi aperti e ricerca archeologica 4 anni dopo

damiano lotto kalingaanizer a gmail.com
Lun 4 Maggio 2009 16:45:19 CEST


Mi trovo d'accordo su tutto quello che dici, soprattutto sul fatto di
potenziare la community in via "informale"... credo che ci sia molto
da fare ancora, se, per l'appunto, ci sono ancora molti che dicono di
essere "open source user" senza sapere effettivamente cosa voglia
dire.
Pensando a come tenere insieme i pezzi della comunità in maniera
effettiva penso che un forum non sarebbe male, ma il limite di cose
come questa è che ci si può nascondere dietro un avatar, e dirne di
cose a caso... insomma, se gli amministratori non sono stretti e
severi, può degnerare in una babele ben poco costruttiva.
E' necessario anche e soprattutto il contatto viso a viso... nel senso
di costruire prima una comunità di persone "reali" (insomma, di
parlarne, di parlarne più che si può e di portare l'idea, le tecniche,
tutto, nella pratica reale, di mostrare con i fatti cosa si sta
facendo), altrimenti si rischia di rimanere sempre a livello di
piccola realtà locale, frazionati in mille gruppi peggio che nelle
guerre di religione...

Il 4 maggio 2009 16.34, Stefano Costa <steko a iosa.it> ha scritto:
> http://www.iosa.it/content/software-libero-processi-aperti-e-ricerca-archeologica-4-anni-dopo
>
>
> A quasi una settimana dalla conclusione del 4° workshop “Free software,
> open source e open formats nei processi di ricerca archeologica”, riesco
> finalmente a condividere qualche pensiero disorganico che ho raccolto
> nei due giorni di incontro, che sono stati veramente intensi. In questa
> non-sintesi mi soffermerò su alcuni aspetti in particolare, e non ho
> nessuna pretesa di riuscire a riassumere l'intero corso delle due
> giornate. Credo che la migliore sintesi possa risultare da una pluralità
> di interventi: segnalo per ora l'entusiasmo dell'amico Mario Trabucco.
>
> La prima sessione sui processi aperti radunava interventi parzialmente
> eterogenei, il nucleo dei quali era costituito dalle relazioni di
> Gabriele Gattiglia, Paolo Vigliarolo, Mario Trabucco: da punti di vista
> diversi (metodologia archeologica, possibilità offerte dal web 2.0,
> quadro normativo e consuetudini) è stato descritto un altro modo
> possibile di operare per quanto riguarda la condivisione e la libera
> circolazione dei dati. È evidente a questo riguardo la necessità di un
> confronto con il ministero, l'ICCD e tutte le soprintendenze (senza
> necessariamente rispettare l'ordinamento gerarchico). Su questo tema il
> grupporicerche ha presentato http://iccd.iosa.it/ e le tematiche che ne
> sono alla base, legate sostanzialmente alla condivisione di strumenti
> conformi di fatto alle specifiche emanate dall'ICCD stesso, interamente
> basati su software libero. Il 7 maggio si terrà presso la Facoltà di
> Lettere dell'Università di Genova un incontro organizzato sempre dal
> grupporicerche su “Diritti d’autore e banche dati per i Beni Culturali”,
> con la partecipazione di Federico Morando (NEXA-POLITO) e di alcuni
> funzionari della Soprintendenza Archeologica della Liguria. Riguardo
> alla circolazione dei dati, spesso l'approccio al problema è ancora
> troppo teorico, in una certa misura distaccato dal problema concreto.
> Credo che in parte questa immaturità sia da ricondurre alla percezione
> di una certa inadeguatezza del panorama metodologico attuale rispetto
> alle spinte innovative di cui siamo portatori. Tuttavia, non possiamo
> pensare di evolvere in una nuova archeologia senza impegnarci in primis
> per una buona archeologia. La buona teoria e il buon metodo sono tali se
> si traducono e dialogano con una buona pratica della ricerca (intesa non
> solo come ricerca sul campo, ma in senso lato di processo operativo e
> conoscitivo) e viceversa.
>
> Per quanto riguarda specificamente il software, sono state presentate
> alcune nuove cose interessanti (su cui eventualmente mi soffermerò in un
> post successivo), anche se mi sembra che il problema originale rimanga
> ancora vivo: condividere tramite licenze libere è un prerequisito
> fondamentale per poter lavorare insieme e collaborare anche su temi di
> ricerca concreti. Nella presentazione sul progetto IOSA ho “denunciato”
> come inaccettabile il fatto che pochissimi dei programmi presentati ai
> workshop precedenti fossero effettivamente stati condivisi, e purtroppo
> devo notare come ancora dopo questo quarto incontro la questione rimanga
> aperta (con qualche uscita preoccupante di chi vorrebbe creare una
> comunità intorno al proprio software senza rilasciarlo). Non credo sia
> solo fortuito il fatto che i pochi casi in cui il software è stato
> effettivamente rilasciato sotto forma di codice sorgente libero siano da
> ricondurre ai gruppi di ricerca più da lungo tempo radicati in questo
> percorso comune. Con la presentazione dei progetti software sviluppati
> nell'ambito del progetto IOSA abbiamo voluto indicare non solo che
> rilasciare i propri programmi è possibile, ma anche indicare in maniera
> dettagliata quali sono gli strumenti che vanno utilizzati per questi
> fini: ormai riteniamo che solo con giustificazioni fittizie si possa
> rinunciare a condividere il proprio lavoro. E in ogni caso, nessuno è
> costretto a farlo, ma per lo meno si richiede un minimo di coerenza nel
> momento in cui ci si presenta a questo incontro esplicitamente dedicato
> al software libero. Mi rammarica sinceramente notare come si faccia un
> uso ormai privo di significato dell'aggettivo aperto/open, di cui si è
> totalmente persa l'accezione di condivisione, rendendo quindi
> effettivamente necessario spiegare ancora cosa intendiamo quando
> parliamo di software libero.
>
> Sempre più l'hardware si conferma come un nuovo campo di
> sperimentazione, con molte opportunità e analogamente molti rischi, in
> primis quello di allontanarsi in maniera sostanziale dall'obiettivo di
> ricerca. In questo settore più che in altri è quindi essenziale avere
> precisamente chiare le necessità che spingono alla creazione di
> strumenti nuovi (una pratica peraltro ottima, tipica di molte scienze
> sperimentali). È comunque evidente che, come nell'ambito degli strumenti
> informatici, avvertiamo la carenza di utensili pensati appositamente per
> quello che facciamo.
>
> La continuità è un argomento che mi è sempre stato particolarmente a
> cuore, sin da quando nel 2006 decisi di creare una mailing list
> internazionale per allargare il dibattito che era sorto a Grosseto.
> L'anno scorso abbiamo abbassato il tiro, con una mailing list solo
> italiana, ma i problemi sono gli stessi: carenza di discussione, soliti
> noti che scambiano e-mail senza stimolare il pubblico a intervenire. Mi
> domando quale e se ci sia una soluzione a questo problema: forse uno
> strumento diverso (un forum?) potrebbe aiutare maggiormente le persone
> ad intervenire? Certamente gli incontri dal vivo svolgono un ruolo
> insostituibile, e proprio per questo ho ripetuto credo alla nausea che è
> fondamentale aumentare le occasioni di incontro, senza la pretesa di
> discutere dei massimi sistemi e di esserci ogni volta tutti quanti.
> Quindi largo all'iniziativa locale, ai seminari spontanei, alle
> discussioni non solo in università ma anche al bar.
>
> Parlando di continuità, l'anno prossimo il workshop si terrà a Foggia,
> organizzato dal Dipartimento di Scienze Umane. Non ci sono ancora
> dettagli di nessun tipo, ma siamo contenti di muoverci verso sud, non
> solo per ragioni climatiche ma anche nella speranza che - itinerando -
> un numero sempre maggiore di studenti, docenti, professionisti e
> ricercatori in genere possa aggregarsi al nostro gruppo e contribuire
> alla costruzione di un percorso veramente condiviso di apertura dei
> processi di ricerca archeologica.
>
>
> Stefano Costa
>
>
> --
> Stefano Costa
> http://www.iosa.it/ Open Archaeology
>
> _______________________________________________
> Archeologia mailing list
> Archeologia a faunalia.it
> http://lists.faunalia.it/cgi-bin/mailman/listinfo/archeologia
>
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